Grazie mille!! da qui si inizia a entrare nel vivo della storia ^^
come sempre accetto commenti e giudizi
N.B:mi piaceva immaginare Brian che si è trasferito da poco,vi pregherei di non fare caso ai particolari che non corrispondono alla realtà per esigenze di trama. Perdonatemiiiiiiiii
Oggi fa più freddo del solito,in questa Lussemburgo invernale,grigia e gelida.
Me ne sto avvolta nella mia giacca,la sciarpa che mi copre naso e bocca,lasciando fuori solo gli occhi,costantemente vigili.
Aspetto di fronte all'entrata della scuola,deserta. Deserta perchè sono le sette e trentacinque di lunedì,e prima delle otto nessuno,o quasi,prova a presentarsi in attesa della prima campanella.
Io però,pur essendo solitamente un inguaribile ritardataria,sono qui. Il perchè? Forse non ha senso,ma sono davvero curiosa.
Mi ha rapita,mi ha incantata la sua visione. Mi si è presentata,violenta,graffiante e misteriosa,bussando con forza alla porta grigia e monotona della mia quotidianità,senza farsi il minimo problema sugli effetti che avrebbe potuto avere.
E adesso mi ritrovo all'ingresso di una scuola privata,alle sette e trentacinque del mattino,un gelo nelle ossa e i pugni stretti in tasca.
Aspetto.
Aspetto e ancora aspetto.
Verso le otto meno un quarto arriva una coppietta di alternativi. Lui ha i capelli lunghissimi ed evidenti basette,lei è letteralmente ricoperta di piercing. Senza degnarmi di uno sguardo,si siedono a tubare su una panchina.
Dopo di loro ne arrivano altri,e inizia a crearsi una piccola folla di adolescenti infreddoliti.
Lui non c'è. Non ancora.
Vedo passare Helena,a braccetto con Lucy. Da un po' di tempo a questa parte non siamo più amiche come prima. Non è colpa di nessuno. O forse di entrambe.
Fatto sta che ci siamo allontanate a poco a poco sempre di più,e adesso anche i saluti,le risate,non sono più gli stessi fra noi. Noi che un tempo,eravamo migliori amiche.
Ma le cose stanno così. La gente cambia,cresce. I giri si allargano,si restringono,si invertono.
Io ho smesso di uscire con Jean e la sua combriccola, e ha iniziato lei.
Mi passano di fronte un po' di amici,vecchie e nuove conoscenze,e fra saluti e baci non mi accorgo subito che è arrivato anche lui.
Maledizione quanto è bello.
Sta avanzando in direzione della coppietta in tempesta ormonale,sempre con la solita sigaretta mattutina.
E' vestito completamente di nero. Montgomery corto,appena sopra il ginocchio,abbottonato solo in fondo.
Pantaloni neri lunghi,scarpe lucide,a punta. Noto che porta perfino una sciarpa,nera, e guanti di pelle.
Elegante e inarrivabile. Come sempre.
E come sempre non parla con nessuno,è completamente solo,e non sembra preoccuparsene.
Jean,l'amico-sosia-del-Ragazzo-Nero e il resto della sua compagnia se ne stanno ben lontani,pur essendo nella sua classe,come se non esistesse. Se la ridono e si scambiano occhiate ammiccanti,tanto per cambiare.
Ancor prima di rendermi conto di quello che sto facendo,sento l'istinto impossessarsi delle gambe,e poi dei piedi,e lo sento farmi camminare verso la figura scura avvolta di fumo. No,non lo sto facendo.
Proprio mentre cerco di fermarmi,oramai a pochissima distanza,si piazza di fianco a lui il gigante dell'altra volta. Mi assale una rabbia incontenibile: cosa vuole quel ceffo?cosa vuole dal mio esserino cupo?vuole portarmi via quella presenza così interessante?Vuole che rinunci?
'...freddo eh?'
'oh,cazzo,sì!' ride. La sua voce.
'Questa è Lussemburgo.Senza le palle non ci si vive.' il ragazzo più alto ha un'aria da spaccone che non amo affatto,e una voce sarcastica che mi fa ribollire il sangue nelle orecchie.
Perchè lui può parlarci,e io no? Perchè lui se ne sta lì,tranquillo,a ridere con questo spilungone,mentre io sono ferma qui,a pochi metri,con i piedi incollati a terra e le mani costantemente chiuse in tasca?
'Stef,da quanti anni abiti in questo buco?' chiede
'Tanti. Troppi' aggiunge il gigante,un poco in ritardo.
Di nuovo quel sorriso.
No,non ce la posso fare.
Devo aspettare che sia solo.
Agognata campanella dell'intervallo.
Sola come un cane,mi dirigo di fronte alla classe,quella classe,pregando con tutta me stessa che,prima o poi,
esca. Ma poi ci penso: e anche se uscisse?
Anche se uscisse,e mi passasse davanti,come l'altra volta,senza degnarmi di uno sguardo?
Non potrei certo tirargli una pacchina e dire:'ciao senti mi chiamo Silvie e sono follemente attratta da te'
E allora che fare?
Grazie al cielo.
Eccolo. Senza accorgermene,mi scivola a terra la sciarpa.
Stupida,stupida idiota. Ora penserà che sono una sbarbina sbavosa ritardata.
Probabilmente l'ha pensato,però...però si è chinato...l'ha raccolta!
'Scusa' mormora,con una voce calda e impassibile 'hai perso questa'. Me la porge.
Resto talmente basita da non riuscire nemmeno ad articolare un grazie,limitandomi a prendere la sciarpa con mani tremanti. Adesso si dileguerà sicuramente senza una parola di troppo.
Oh,cazzo. Invece no! Rimane accanto a me,si sfila una sigaretta da dietro l'orecchio,se la mette in bocca,cerca qualcosa in tasca. Lo osservo compiere questi gesti normalissimi con l'attenzione scientifica di un ricercatore,notando la grazia e la pulizia dei suoi movimenti.
Lo sento imprecare leggermente,sempre con quell'accento lievemente strascicato e quel tono sommesso.
'Per caso hai da accendere?' Maledetta,idiota,idiota idiota di una ex fumatrice. Mentre,desolata,sto per scuotere la testa mi viene in mente una cosa:Helena. Fuma talmente tanto che deve essere nata con la sigaretta in bocca. Se facessi una corsa a prenderle l'accendino dallo zaino..'Se..se aspetti qui te lo vado a prendere' lo guardo,le guance in fiamme,con uno sguardo implorante. Ti prego,non prendermi per una completa maniaca. Scoppia in una risata fragorosa:'Oh,grazie!' Ancora prima che abbia finito di parlare mi fiondo nella mia aula,raggiungo il banco di Helena,apro la tasca anteriore della sua borsa,e,attenta a non farmi vedere da l'unico sfigato che è rimasto in classe a ripassare per la lezione successiva,mi impadronisco dell'oggetto del desiderio.
Arrivo,rossa in viso e col fiatone,ma trionfante,e consegnandogli l'accendino come un trofeo,esulto:'Ecco!'
Ride di nuovo,e io credo di morire. I suoi occhi sono di un acquamarina meraviglioso,ridenti e giganteschi,si curvano ai lati del viso,quando sorride così. Ma,merda,che sorriso.
'Non importava che ti ammazzassi,ma grazie. Ah,e comunque,mi chiamo Brian'
'Silvie' sussurro,le parole completamente in gola,ormai stretta da un nodo avvinghiante.
Brian,il meraviglioso ragazzo con la voce da brivido e due occhi così si è presentato,A ME!!!
Non mi muovo di un centimetro,mentre lui sparisce fra i suoi simili,così diverso,così evidente fra tutti gli altri.
E la sua risata mi accompagna per il resto della giornata.