Prossimo capitolo
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Quattro.
Sapevo che non era venuto, eppure cercavo i suoi occhi tra le centinaia che avevo davanti.
Centinaia che presto diventarono sempre meno.
Nessuno aveva voglia di stare a sentire i lamenti sconnessi di un ragazzino con la gonna.
Picchiavo sulla chitarra a casaccio, accordi inesistenti.
- Shoulder, toes and knees, shoulder, toes, shoulder and toes...- continuavo a biascicare ma la mente era in un altro mondo.
Una suite parigina a cinque stelle.
Stefan mi aveva staccato la presa dell'amplificatore e impugnato un'altra chitarra per porre rimedio al mio schifo.
Coperte di seta e mani soffici.
Un volto apparentemente familiare ricambiava il mio sguardo languido.
Smisi di cantare, bloccato, assordato dalla nostra stessa musica.
Un paio di occhi neri enormi.
Arossii di vergogna per il pessimo spettacolo che avevo dato di me.
Oh, perdonami amore mio.Il volto rise beffardo indicandomi ai suoi amici.
Una risata che non conoscevo affatto.
Non era lui.
Lasciai cadere la chitarra e corsi nel corridoio dietro il palco.
Stefan mi seguì a ruota, ormai il concerto era andato a puttane.
Mi abbracciò senza dire niente.
- Stef, credevo che fosse lui... gli somigliava... ho combinato un casino!-
- L'ho visto anch'io. Ma non puoi continuare così... Ti stai distruggendo per uno che se ne frega di te-
- Tu che ne sai?! Non ci sei mai passato!-
Scacciai le sue braccia apprensive, non poteva capire il dolore che mi schiacciava l'anima.
- Devi uscire da questa situazione- affermò deciso.
- Non metterti a fare lo psicologo del cazzo!-
- Credi che lascerà la sua bella vita per te? Credi di essere l'unico con gui gioca?-
- Basta, stai zitto!-
- Brian, sul serio, rispondi. Credi di essere l'unico?-
- Cosa conta? Lui è l'unico per me!-
Feci sbattere la porta come un bambino capriccioso e cercai un posto dove rifugiarmi.
Entrai nel primo bar che trovai sulla strada.
Era pieno di gente festaiola.
Accesi una sigaretta e tirai fuori una penna dal cappotto.
Scarabocchiai le prime righe di getto su un tovagliolo, divorato dalla rabbia.
Stefan non doveva permettersi di dire quelle cose.
Eppure non era una canzone d'odio.
"Non avrei mai pensato che mi avresti fatto sospirare.
Non avrei mai pensato di farti lo stesso"
Io e l'eroia possiamo mandare via tutta la sofferenza.
Si, Vincent possiamo, credimi.
L'idea di rivelare tutto mi terrorizzava, ma sentivo che dovevo farlo prima o poi.
Spostai lo sguardo dalla mia calligrafia contorta e notai due uomini non molto distanti da me.
Il cuore cominciò a martellare forte.
Questa volta non mi ero sbagliato.
Le sue labbra si muovevano lentamente.
Avrei ucciso per sapere cosa diceva.
Di tanto in tanto esplodeva in un sorriso seducente che avrebbe indotto chiunque a portarselo a letto.
Sorrisi che credevo solo miei.
Forse non sta facendo nulla di male.
Perchè non era a Parigi?
Perchè quella bugia?
Quante ancora ce n'erano?
Prese per mano lo sconosciuto e lo condusse verso l'uscita, mentre io sprofondavo nella disperazione.
Non ero l'unico per lui.
**