| Okkei, mi scuso se per il ritardo... ma questa fan fiction è veramente complessa, quindi mi prendo parecchio tempo per 'pensare agli avvenimenti.' Finalmente, ho scritto sti tre capitoli, personalmente non mi piaccion molto, ma mi piacerebbe conoscere il vostro parere.
SEI:
Tornai a casa mia. La permanenza da Stefan era un suicidio. Non mi parlava da ben tre giorni. Infilai le chiavi nella serratura, con foga. Trovai Leyla alla porta, la ragazza di mio fratello Barry. Mi squadrò da capo a piede. La odiavo. aveva sempre avuto un atteggiamento da prima donna. Ricca e avida.
-Ehi Brian, che fai qua?- Disse, in tono tendente alla presa per il culo, nascondendo un sorrisetto da stronza. -Lasciami stare Ley, non è giornata...-
la scansai dirigendomi in camera mia, quando Barry mi bloccò.
-Che cazzo di fine hai fatto? è tre giorni che manchi in casa. Ho dovuto inventare un sacco di stronzate con mamma e papà. Er...- -Barry...ti prego...lasciami passare...- -Dico, una telefona ai tuoi genitori no, eh!- -Potrebbero farsi sentire anche loro, ogni tanto.- -Il tuo carattere sbarazzino non mi piace, SIGNORINA. Ora che papà non c'è, sono io l'uomo di casa.- -Barry, vaffanculo.-
Mi chiusi in camera, mi stesi sul letto, perso nei pensieri. Ero stanchissimo, non avevo nemmeno le forze di farmi una sega.
Ero malato. Malato, una malattia incurabile. Un malesser col quale avevo imparato a vivere. Cosa c'era che non andava? Tutto.
Vivevo in una famiglia che non c'era. Avevo un' identità sessuale non ancora scoperta del tutto. Mi ero innamorato del mio migliore amico, e avevo rovinato tutto. E avevo la doppia personalità, che si prendeva gioco di me e che era frutto di ogni mia fantasia erotica.
Smisi di piangere, quando, qualcuno bussò alla porta della mia camera.
Pensai subito che fosse Barry.
-Barry, vai via, per favore. Lasciami in pace.- -Non si tratta di Barry.-
Stefan. Alle quattro del mattino. per vedermi. Non sapevo come reagire.
Aprì la porta, bagnato fradicio. Aveva tra le mani un vecchio libro, e sorrideva. Sembrava di sognare.
-Penso dovresti leggere questo.-
Mi porse quel libro, dalle pagine ingiallite e rovinate. Lessi il titolo ad alta voce.
-'NOTREDAME DE FLEURS.'-
Mi leccai le labbra. Capii. Stefan sapeva, sapeva di me. Sapeva della notte brava dell'altra sera, sapeva della mia bisessualità.
Lo guardai, con gli occhi colmi di lacrime. Stavo per esplodere.
-Che vuol dire?- -So tutto, Brì.- -Tutto cosa?- -Sei etero, Brian?-
Era una domanda del cazzo, una domanda a cui non sapevo rispondere. Nella vita le mezze stagioni non mi son mai piaciute. O una cosa, o l'altra. O etero, o gay. No. Io ero a metà. Ero un lui e una lei.
Feci di no con la testa. Allora Stefan, si avvicinò a me.
-Mi ricordi il protagonista del libro. Vorrei lo leggessi.-
Annuii. Non riuscivo a parlare.
Non riuscivo ad esprimere quel che sentivo. Mi accarezzò il volto. Sorrisi. Aveva capito tutto, senza che io gli accennassi nulla.
-Riu...riu...scirai...a...p...perd...ona..narmi?- -L'ho già fatto.-
Si sedette al mio fianco, mi prese la mano... e ci fu un bacio. Una sensazione tutta nuova, che non avevo mai provato. Ero stato con altri ragazzi in passato, ma mai un brivido simile.
Inizialmente, fu una cosa dolce. Ma poi, il suo sapore, mi rese aggressivo, preso dall'eccitazione. Iniziai a poggiare con foga le mie labbra sulla sua pelle. mi poggiai sopra di lui. La mia lingua accarezzava il suo slanciato collo. Stavo per sfilargli la maglietta, ma la sua mano mi tenne fermo.
-Non possiamo, non ancora. Non c'è nessuna fretta. Ora meglio che vada. Domani tocca lavorare.- Annui, sorridendo. Non riuscivo a crederci. Un ultimo bacio, e se ne andò.
Aprii il libro, trovai una dedica:
'Ai tuoi occhi ipnotici. Stefan.'
SETTE:
Vedere Kitty per l'ultima volta, fu una bella sensazione, e allo stesso tempo, una pugnalata. Mi svegliai, di colpo, dopo quella nottata così bella, che sembrava frutto della mia immaginazione. Trovai Kitty che mi accarezzava il caschetto. Strofinai gli occhi stanchi. Sapevo che quello era il momento per salutarla. Dirle addio, o forse, solo arrivederci.
-Come stai?-
mi chiese. Non risposi subito. Le lasciai intendere, però. Ero felice, forse per la prima volta in tutta la mia vita. Felice, perchè finalmente, un qualcosa che desideravo si era rivolto dalla mia parte.
-Sto bene.- -Brian, Brian, Brian. Mio piccolo, dolce principe. Se Stefan è quel che credi giusto, fai con comodo. è tua, la scelta. Io voglio lasciarti in pace. Me ne voglio andare dal tuo bellissimo corpo, voglio renderti libero.-
Pensai che quel piccolo diavolo doveva andarsene, sarebbe stata la cosa giusta. Per me. Per Stefan. Per il mio mondo, che era già caotico di suo.
-Si, Kitty. Penso che sia ora di andare. Devo maturare, devo capire qualcosa di Brian. Tu, però, mi offuschi la vista. Tu sei un fiore maledetto, bellissimo, ma allo stesso tempo velenoso. Io ti amo. Ti amo, ho voglia di fare l'amore con te. E non posso. Perchè te sei me.-
-Tu non mi ami, Brian. Tu ami Stefan. Lo so bene.- -Stefan è solo un'alternativa a te...-
Ed ecco il dolore, si fece risentire. Lasciare Kitty sarebbe significato iniziare una nuova vita.
E la cosa, mi faceva paura. Perchè Brian, non lo conoscevo per niente. Ricordavo con odio, quando lo psichiahtra mi diagnosticò la doppia personalità.
Avevo appena diciassette anni.
'Signor Molko, lei è affetto da un disturbo della personalità. Deve cercare di tirare fuori il suo alterego, conoscerlo, capirlo. Sennò, finirà per impazzire.'
Così, conobbi Kitty, piano piano. Fin quando non fu lei, a controllarmi. Non più il mio cervello.
Tutti i miei errori, li dovevo a lei.
Nel momento in cui, voleva andar via, però, la trattenni.
-Devo chiederti un favore, prima che mi lascerai.- -Dimmi pure.- -Aiutami a conoscermi.- -D'accordo.-
La immaginavo, con lo sguardo malizioso, le gambe incrociate, seduta sul mio letto, mentre giocherellava con i miei capelli, e intrecciava le ciocche in quelle dita affusolate.
-Brian è l'unico uomo che sono riuscita a capire. Brian mi ha creata, è lui che mi ha voluta. Siamo come gemelli siamesi, io e lui.-
Disse.
-Continua.-
Dissi io, con una sorta di eccitazione.
-è solo confuso. è costantemente triste. Si odia, ma sbaglia a farlo. Mi odia, beh, intanto m'ha creata lui. Poi dice che mi ama. Ma come si fa ad amare l'aria? Non puoi amarmi.
Ne odiarmi. Semplicemente, perchè io, non esisto. Io sono solo un'allucinazione, causata da tutta quella merda di cui fai uso. Nel tuo piccolo, sei egocentrico, ami la tua immagine. Infatti, mi vedi somigliante a te. Sono aria, fumo...non respiro. Non sono fatta di carne...-
Scoppiai in lacrime.
-Non piangere adesso...- -Perchè mi fai questo?- -Riposati. Stanotte hai dormito poco.-
Mi stesi sul letto, in posizione fetale. Sentivo le lacrime calde scendere lungo il mio volto, lentamente, come un fiume che sfociava.
Le palpebre iniziarono a sbattere sempre più forte, fin quando non caddi in un sonno pesante.
OTTO:
-Partiamo.-
Le sue mani sul mio piccolo volto mi coprivano praticamente del tutto, non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Sorrisi. .Ogni tuo desidero è un ordine.-Dissi io,divertito. Con prepotenza, mi misi sopra di lui, mordendogli le labbra. -Dove vuoi andare?-
-Lontano. Questo posto è troppo piccolo per noi. E poi, se vogliam metter su un gruppo, dobbiamo darci da fare. Ho un cugino in svezia. Ci ospiterà lui. E li, finalmente, potremo stare un po tranquilli, avremo tempo per noi.-
-Si...ma...-
-Rilassati, Brì. Staremo per un po li, poi ritorneremo qui a Londra. Sarà una pausa per scrivere e comporre.-
Erano passati ben due mesi, da quando io e Kitty c'eravamo separati. Le cose, cambiarono radicalmente. Io e Stefan, iniziammo a scrivere, a scrivere e a comporre. Era una storia complicata e segreta, a me andava bene così. Si stava insieme quando si poteva.
Ma allontanarmi da questo posto...non so, mi spaventava.
Stefan si alzò da quel letto disfatto. Infilò gli slip ed andò in cucina, a preparare il caffè macchiato, che amavo tanto. Era il nostro rito mattutino.
Io invece, rimasi tra le lenzuola sudate, a pensare.
In Svezia, non c'ero mai stato. Non amavo viaggiare, in verità.
Non mi accorsi che Stefan era alla porta, sorridente, con quel vassoio tra le mani. Mi guardava sorridente.
-Mi ecciti quando ti mordi il ginocchio, sai?-
Sorrisi. Era un gesto che mi aiutava a riflettere.
-Ho ancora voglia di te.-
Mi sussurrò, mentre mi morse un orecchio.
Anche io ne avevo. Molta.
Prese la tazzina di caffè, mi guardò con uno sguardo pieno di desiderio e lo rovesciò sul mio petto. Era bollente, e aumentava la passione. Tirai indietro la testa, con una risata maliziosa.
-L'ultima follia che faremo in questa casa.-
Mi convinsi, allora, che con Stefan, tutto era possibile. La sua follia, la sua anima, mi aveva trasportato in un mondo completamente nuovo, bello, bellissimo.
-Partiamo.- Dissi io.
Dopo tale affermazione, mi trovai la sua lingua sul mio petto.
E mi accarezzava la pelle candida, con le mani, con le labbra, con la lingua. Silenzio, un silenzio pulito, che lasciava udire il nostro respiro ansimante.
Quando finimmo, entrambi sfiniti, ci appoggiammo sui cuscini. Lui si addormentò. Io rimasi li, ansimante, a pensare. Avevo ancora il suo sapore dolciastro in bocca. Non l'avevamo mai fatto così tante volte, come quel giorno. E ancora ne avevo voglia.
-Allora? Sei sicuro di partire?-
Disse Stefan, che mi raggiunse in bagno.
-Sicurissimo.-
Risposi, uscendo dalla doccia.
Stefan mi porse l'accappatoio.
-Ti amo, Brì.-
Un brivido freddo lungo la mia schiena. Era la prima volta che mi disse quella dolce frase.
Chiusi gli occhi, sorrisi. E sigillai il tutto con un bacio.
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