Appena sfornato.
Forse questa volta ho esagerato. Troppo lungo come capitoletto direi D:
V CapitoloI am one- Bla, bla, bla… - Annuisco convinto.
Ma che sta dicendo?
- ...E poi finalmente siamo ritornati in hotel e ti abbiamo visto insieme a qualcuno, chi era? -
Quelle parole mi fanno trasalire.
Esco dallo stato di trance in cui sono entrato, e… E che cosa rispondo adesso?
Alla fine nemmeno io so con chi ho parlato.
So solo che si chiama Leni, e ha bisogno di me… Brian smettila di distarti! Adesso anche le vocine nella testa? Oh signore.
Ma, basta. Devo inventarmi qualcosa.
Mh.
Cazzo smettetela di fissarmi, mi mettete l’ansia! Vorrei urlarlo, ma li insospettirei fin troppo.
Mi sento oppresso dai loro sguardi che attendono evidentemente una risposta.
- Ehm… No, nessuno era solo un nostro fan che voleva l’autografo, come al solito -
Sorrido il più naturalmente che posso, ma mi riesce un disastro.
So che Steve ci è cascato, ma rimane Stef.
Lui capisce sempre quando fingo.
E dopo mi toccherà rispondere a domande più specifiche.
Devo pensare…
Mi serve una sigaretta, adesso.
O forse voglio andare a cercarla?
No. Devo fumare.
Ho bisogno di mettere in ordine il cervello prima della chiacchierata con Stefan.
- Ragazzi, io vado a fumarmi una sigaretta… Ci vediamo tra un po’-
Cercai di evitare lo sguardo di Stef, che era puntato sul mio, ma uscendo, lo incrociai. Mi guardava come se sapesse cosa nascondessi.
Magari lui sa qualcosa che io non so… Magari.
Scendo giù nella hall, mi guardo attorno.
Nessuna traccia di lei.
Meglio no? Così posso stare tranquillo.
Chissà dov’è adesso… Esco per strada, l’aria è ghiacciata e pungente.
E non ho nemmeno una giacca, fanculo.
La sigaretta non vuole accendersi, sto per innervosirmi sul serio.
Poi esce del fumo, finalmente.
Una bella dose di nicotina scorre nelle vene.
Che bella sensazione.
Aspiro lentamente, gustandomi quel dolce sapore di tabacco sulla lingua.
Non ho fretta.
Magari a Stef racconterò semplicemente la verità.
Anche perché non ho altre soluzioni.
O la verità o la verità. Stef non tollera bugie.
E poi di lui mi posso fidare.
Non può considerarmi pazzo. Vero?
Inizio ad essere più ansioso.
Aspiro avidamente per l’ultima volta, e getto per terra la sigaretta.
Sette minuti della mia vita bruciati. La calpesto per spegnerla.
Butto fuori il fumo, mi perdo per un po’ nelle forme che si diverte a creare nell’aria e rientro.
Prima che muoia congelato.
Faccio un giro per l’hotel.
Forse un modo per prendere tempo. Forse un modo per rivederla anche solo per un attimo.
Ma niente.
Sparita nel nulla.
E se non fosse mai esistita?
E se io non ci avessi mai parlato?
Panico.
Ero consapevole che quell’incontro poteva esser stato semplicemente un allucinazione. Ma realizzare che lo è stato davvero è più duro da accettare.
Devo parlare con Stef. Lui sa sempre come calmarmi.
- Stef? – busso alla porta della sua camera.
Pochi secondi e me lo trovo davanti.
- Ti stavo aspettando, entra -
Ma va?
- Lo so – sorrisi, com’ero prevedibile.
- Allora, che mi nascondi? -
Dritto al punto. Prendo un respiro e butto fuori un mare di parole.
Inutile aspettare.
- Ricordi stamattina? Quando mi hai chiesto cos’avevo? Bè, oltre il mal di testa c’era dell’altro. -
- Non avevo dubbi – sorride compiaciuto delle sue capacità intuitive.
- Ecco. Stanotte ho sognato una cosa molto strana, e ti prego di lasciarmi raccontare tutto per bene prima di farmi rinchiudere in un manicomio –
- Ma che dic..- gli misi un dito sulla bocca.
- Niente interruzioni. –
- Come vuoi – dice con un sospiro.
- Allora, ho sognato, una ragazza. Un angelo, più o meno. Bè, lei… lei stava per cadere giù per un burrone, e implorava il mio aiuto. Io ho fatto del mio meglio, ci ho messo tutte le forze che avevo per aiutarla ma… non ce l’ho fatta. – di colpo, il magone ritorna a far peso sullo stomaco.
- Il punto è: io quella ragazza non l’ho mai vista prima d’ora. Perché chiedeva il mio aiuto? Perché ho sognato proprio lei? Questa è la domanda che da stamattina mi ossessiona. Poi, mentre voi eravate in giro per Strasburgo, credo di averla vista. Di averci parlato. –
- Credi? –
- Sì credo, perché prima di incontrarla avevo preso una pasticca. E non so se in realtà è successo veramente o è stato solo uno degli effetti della droga. Capisci cos’ho ora? Questi dubbi mi stanno uccidendo. E ho sempre lo sguardo di Leni impresso nella mente. So che lei ha bisogno di me. Ma adesso non so se lo so davvero. –
Che gran casino.
Chissà come sembro adesso ai suoi occhi. Un povero pazzo che parla di cose folli, o che altro?
Non sono più sicuro di aver fatto bene a parlargliene.
- Mh, è una cosa molto strana. Non ti saprò dire niente però fino a quando non saprai con certezza che questa ragazza, Leni hai detto che si chiama giusto? Esista davvero. l’hai più vista oggi? -
- No –
La certezza della sua esistenza ormai sta diventando sempre più debole.
Sta per dissolversi completamente.
- Ma la troverò, e la salverò. – dico convinto delle mie parole.
- Ma salvarla da cosa? Brian, non sei un eroe. – dice ironico lui.
Ma quelle parole per me, di ironico non hanno un bel niente.
Affilate come lame, penetrano dritte nel cranio, fino ad insediarsi tra quei pochi neuroni rimasti.
Non sei un eroe.Si sta prendendo gioco di me.
E invece si sbaglia. Come può dirlo?
La rabbia sale su per il corpo.
- Cosa credi? Che sia pazzo? Avanti, ammettilo! -
Ride.
Ma che cazzo ride?Non ci credo.
Non dovevo parlarne con lui.
Lui..
lui non capisce.
- Vaffanculo, Stef. -
Me ne vado sbattendo la porta.
Sono piuttosto incazzato.
Gli farò vedere quanto valgo. Gli farò vedere che Leni c’è, e che ha bisogno di me.
Ce la farò.
Da solo.