CAPITOLO SETTE
- Non lo so, credo sia svenuta, o forse si è addormentata…-
- Portiamola a casa, domani mattina non l’aspetta un piacevole risveglio.-
Stefan anche tu qui? Siete tutti così carini a volermi vedere morta.--------------------------------------------------------------------------------------------------
- Mi dispiace, Fiona-
Brian, Steve e Stefan mi guardano tutti allo stesso modo, indifferenti.
Ho un nodo in gola, sto perdendo l’unica certezza della mia vita.
- Siamo arrivati ad un punto in cui dobbiamo scegliere cosa è meglio per il gruppo, e tu ultimamente… bhè come dire, non rendi abbastanza-
- Volete che vada via?-
- Ci impedisci di lavorare. Hai toccato il fondo, lo capisci si?-
Brian era una lastra di ghiaccio. Lo supplicavo senza parlare, ma a lui non importava niente.
I miei migliori amici mi hanno tradita.
Credevo che non potessimo vivere separati.
D’altra parte hanno ragione, sono una zavorra e trascino tutti giù con me.
I Placebo meritano di meglio.
Sono persa.
Mi alzo tentando di reprimere le lacrime, sto per rompermi in tanti pezzettini.
- Ti abbiamo chiamato un taxi. Buona fortuna con la tua vita-
Gli passo a fianco e salgo sul taxi, ora potevo scoppiare a piangere in santa pace.
Cosa faccio?
Dove vado?
Sono completamente disperata.
- Ahh!-
Mi manca il respiro.
Avete presente quel momento della mattina, quando i nostri sogni fanno capolino nella realtà e non sappiamo a cosa credere?
Ho bagnato il cuscino di lacrime.
L’odore dolce delle Camel svolazza nell’aria.
Se mi avessero cacciata, ora non sarei nel letto di Brian.
Questa vita è un incubo.Mi ritorna in mente qualche vaga immagine della serata precedente.
Brian e il suo amico.
Il coccodrillo.
Il lago.
La droga.
Ho le ossa indolenzite, come se avessi passato dieci anni in coma.
Eppure sono qui, e questo mi basta.
Mi giro dall’altro lato, lentamente, e sorpresa ammiro Brian in tutta la sua sconcertante bellezza.
Il suo respiro è così prezioso, se solo potessi catturarlo in un cofanetto e tenerlo tutto per me…
Mio dolce Principe, tu sei l’unico.Credo sia nel dormiveglia.
Per un attimo i dolori svaniscono.
Prendo una tazza di cappuccino appoggiata sul comodino, è lì da poco, è ancora calda.
Brian si muove.
- Che grandissima testa di cazzo che sei-
- Lo so…-
È una persona decisamente migliore di me.
- Devi smettere di prendere quella roba. Hai avuto delle allucinazioni orrende. Come se non bastasse già questa vita del cazzo ad essere orrenda.-
Ha proprio ragione, sei una testa di cazzo.- E se un giorno non ci fossimo e immagini qualche altra di quelle cazzate? E se fai qualche sciocchezza?-
Mi sento in colpa.
- Credi che potrei mai perdonarmelo?- aggiunge mestamente.
- Non devi sentirti responsabile per me, Brian. Posso cavarmela da sola-
Sorrido incoraggiante, ma non credo in quello che dico.
Non mi risponde, mi squadra fino alla punta dei piedi.
Ho solo biancheria intima addosso.
Il sangue mi sale alle guance.
Sento i brividi scorrere lungo la schiena. Non è il freddo, o la dipendenza.
Contrae il viso in una smorfia provocante, indugiando sui miei seni.
Un minuto prima mi dice di essere una testa di cazzo e ora mi stuzzica.
Non far finta che ti dispiaccia.Si inumidisce le labbra, scatenando ricordi lontani.
Che bastardo.È un predatore che si lecca i baffi prima di affondare i denti in una succulenta preda.
Mi sta facendo morire.
Se continui così, mi farai venire un orgasmo.- Guarda, sei diventata rossa!-
Altezzoso.
Accenno un sorriso seccato e sfiora il mio viso con delicatezza.
Non posso più trattenermi.Poso trepidamente le labbra sulle sue, assaggiando una miriade di sensazioni.
Una forma perfetta.
Con qualche taglietto sul labbro inferiore.
Sanno di sigaretta.
Mi accolsero calorose e si schiusero per rispondere al bacio.
Niente più aveva importanza.
**
Questo capitolo non mi sembra molto buono
A voi le critiche!