questa recensione l'ho beccata su internet
Il meglio dei Placebo in un unico disco, nel bene e nel male
Brian Molko si alza ogni mattina, si guarda allo specchio e ringrazia il cielo. Quello di cui sono testimoni i Placebo è un miracolo, un intervento dall’alto. Quattro album, di cui solo uno forse davvero convincente (“Without You I’m Nothing”), una band dai tanti limiti tecnici e stilistici evidenti, eppure una fama ed un consenso di pubblico in continua ascesa, nonostante le corna dei critici.
Sarà la faccia da schiaffi e il mascara di Molko a giustificare tanto appeal sulla generazione goth rock più commerciale, o in generale sul popolo alternativo più giovane e ingenuo? Forse sì, ma non basterebbe se non appoggiato da una serie di singoli piuttosto accattivanti, dalla breve vita sullo stereo dell’ascoltatore più smaliziato, ma effettivamente funzionali agli alti volumi di discoteche e “rock nights” varie.
In questo senso, questa compilation (Natale è vicino, è la prima di tante…), che riassume tutti i singoli che la band ha pubblicato in questi otto anni, rischia di diventare il miglior documento dell’epopea dei Placebo alla conquista delle classifiche. I singoli tormentone ci sono tutti: “Pure Morning”, “Without You I’m Nothing” (con Bowie ai cori), “Special K”, “The Bitter End”, “English Summer Rain”. Più altri forse secondari ma nel complesso piuttosto efficaci, e il buon inedito “Twenty Years”.
Mentre per alcuni gruppi procurarsi un Greatest Hits come questo comporta la rinuncia ad una serie di perle significative contenute nella discografia della band, nel caso dei Placebo significa appropriarsi in un solo colpo dei pezzi migliori, perdere i troppi riempitivi, e lasciar sullo scaffale i mediocri “Black Market Music” e Sleeping With Ghosts”. Insomma, se vi interessano i Placebo, “Once More With Feelings” può essere l’acquisto più tattico, il disco dal livello qualitativo medio più elevato all`interno della discografia della band.
Se vi sbrigate trovate ancora nei negozi l’edizione limitata, con un cd aggiuntivo con tanti remixes a cui la band si è sottoposta. Nulla di trascendentale, ma la versione di “Special K” ad opera di Timo Maas è se possibile più sexy dell’originale.
(14/11/04)
Kronic